Aree Ghigliazza risanamento o speculazione?

A volte le domande semplici come questa hanno complicate. Anzi la risposta è semplicissima per noi si tratta di una semplice, banalissima speculazione. Le motivazioni di questa risposta richiedono invece una riflessione. Se ne avete voglia sedetevi comodi e provate a seguire la storia di questa svendita del territorio.

Cominciamo dicendo chiaramente che non condividiamo la premessa di questo progetto perchè non crediamo che per risanare il territorio occorra urbanizzare. In questo progetto l’urbanizzazione viene motivata da buone intenzioni: “con i 300 nuovi appartamenti avremo un palazzetto dello sport e un campo di calcio e una nuova caserma della finanza”.
La spinta al consumo di territorio è venduta all’opinione pubblica come una necessità che avrà certamente ricadute positive sul benessere dei cittadini.
In realtà visto il tasso di cementificazione che abbiamo vissuto qui negli ultimi 50 anni, dovremmo essere uno dei paesi dove il livello di qualità della vita è più alto.
E invece non è così.
Le difficoltà portate da questa consumo di suolo sono sempre più manifeste: l’ acqua salata dei rubinetti, la fognatura fouri controllo, la difficoltà a muoversi in auto, la crisi del turismo. Da anni ormai chiudono gli alberghi chiusi e noi stessi quando scegliamo una località per le vacanza cerchiamo quell’ ambiente incontaminato che qui non c’è più.
Piangiamo tutto questo ma poi, passata la bufera, ritorniamo ad idolatrare le gru.

Insomma continuiamo ad aggiungere cemento anziché toglierne, come consiglierebbe di fare il buon senso e gli esperti interpellati dal comune.

Ecco gli esperti: nel 2005 il Touring club, pagato con i soldi dei finalesi,  analizzando il nostro territorio segnalò tre le minacce per il rilancio della nostra offerta turistica:

  • la banalizzazione e progressivo declino della destinazione
  • lo sviluppo abnorme di seconde case
  • la perdita dell’ identità locale.

Sordi a questi autorevoli consigli che ci consigliavano di impedire lo sviluppo abnorme di seconde case la i consiglieri della lista Richeri Sindaco hanno approvato tante, tantissime seconde case. “Cosi gli imprenditori possono lavorare” dichiarazione testuale del capogruppo di maggioranza ….


la storia

Con 500 milioni delle vecchie lire, venne pagato uno studio di fattibilità: lo studio Busmann. I soldi erano di tutti noi, per valutare cosa fare delle aree Ghigliazza, degradate da più di 100 anni di sfruttamento intensivo dovuto all’ attività di cava.
Lo Studio Busmann elaborò quattro diverse proposte: in tutte però il rapporto fra metri quadri destinati al privato, per il giusto guadagno, ed il pubblico per il bene collettivo era 55% contro 45%.  Il piano Busmann, nonostante fosse uno studio di fattibilità e non un vero e proprio PUO, calcolò esattamente i costi della proposta di edificazione per verificare la fattibilità del progetto, il guadagno dei privati e i costi benefici della collettività.

La relazione tecnica, dell’ ufficio urbanistica del Comune di Finale Ligure, a proposito del piano  approvato ieri sera dalla maggioranza dice testualmente:

La scheda di P.U.C. consente la costruzione di un volume abitabile massimo VA ≤ 119.000 mc; detta previsione massima, riporta la scheda, dovrà essere attentamente verificata in relazione alle problematiche paesaggistiche e di fattibilità economica dell’intervento; in relazione a tale aspetto la documentazione presentata non contiene alcun elaborato che dimostri la necessità di costruire il volume proposto per garantire la fattibilità economica dell’intervento. [pg 11].
Quindi ieri sera la maggioranza ha approvato un intervento di cui non conosciamo i costi effettivi.

il PUO attuale

Il PUO approvato prevede 25.000 mc di volumi pubblici contro 107.000 mc di volumi privati.
Dal piano di fattibilità al PUO (progetto urbanistico operativo) siamo passati da una proporzione pubblico – privato di 45% su 55% a 19% vs 81%.  Ossia siamo passati da un progetto in cui le quote di volumetrie edificate di uso publico e di uso privato erano quasi eguali, ad un progetto in cui il publico si riduce ad un quinto.
Dalla fase di elaborazione delle idee alla proposta attuativa la natura speculativa di questo progetto è cresciuta considerevomente.

l’ ufficio tecnico presenta delle considerazioni fortemente critiche:

  • sulla ricostruzione della strada Napoleonica di mezza costa distrutta dalla attività di cava dice:
    Nulla è dato sapere in merito alla qualità architettonica del sentiero Napoleonico.”

  • Il P.U.O. prevede la ricostituzione della spiaggia lungo l’intero fronte del progetto, mediantel’apporto di materiale con granulometria 10/20 mm (1/3), 20/50 mm (1/3) e100/150 mm (1/3)

  • lotto 1: a fronte del numero massimo di 6 piani più lo svettamento ammessi dal P.U.C., il P.U.O. consenta, in astratto, di edificare 7 piani più 1 ulteriore piano per “aggiustamenti alla disposizione planimetrica”;

  • lotto 3: a fronte dei 5 piani più lo svettamento ammessi dal P.U.C., il P.U.O. consenta, in astratto, di edificare 7 e 8-9 piani

  • sul palazzetto dello sport: il quarto livello comprende, tra l’altro, il campo polifunzionale (di altezza insufficiente) con gradonate; le gradonate pare possano ospitare 500 spettatori anziché 1.000

  • cambio del perimetro: 
    Sconfinamento di 125.000 mq (+35%) a Nord – si erode il SIC
    Arretramento di 49.000 mq (-14%) a ponente-sud (si perde l’accesso al cimitero)

  • Il P.U.O. proposto non contiene gli indirizzi richiesti dall’art. 11 bis del P.T. Di Coordinamento Provinciale – ossia NON recepisce nessuno degli indirizzi per l’ archietettura bioclimatica e la bioedilizia

  • regole ambientali ed ecologiche: l’obbiettivo della trasformazione del sub distretto DT1a, secondo il P.U.C., è quello della rivitalizzazione del promontorio della Caprazoppa, da ottenere principalmente, mediante la messa in sicurezza e la sistemazione a verde dei versanti di cava.

La relazione sottolinea quindi le motivazioni per cui la collettività dovrebbe accettare questo consumo di territorio: il rinamento dell’ area. Motivazioni che contrastano fortemente con due proposte di questo PUO:

  1. L’ estrazione di un milione di metri cubi di materiale per abbassare il profilo, riducendo la pendenza. Di fatto una riapertura dell’ attività di cava.

  2. L’ eliminazione di circa 20.000 mq di macchia mediterranea in zona S.I.C. e ANI-CE del P.T.C.P.; ossia in zone di grande valore ambientale.

Le regole ambientali ed ecologiche costituiscono un punto particolarmente importante perchè, come ci ricorda la relazione, “la cessazione dell’attività di cava comporta, a carico della ditta, l’obbligo di attuare la sistemazione finale dell’area in conformità al piano di coltivazione”. Quindi l’ obbligo della messa in sicurezza c’è già: e la collettività non ha alcuna fretta di approvare un piano non soddisfacente per la collettività, se non vi è un risanemento ambientale di grande valore.

allora cosa ne pensi il progetto approvato dalla lista Richeri Sindaco è speculazione o risanamento?

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