Vi ricordate la promessa del 2001 di un Pil in crescita oltre il 4%, se avesse vinto lui? Bene, in 10 anni di governo “del fare” quasi ininterrotto, inframmezzato dai due anni scarsi di governo Prodi, abbiamo assistito ad un declino costante dell’Italia rispetto alle altre economie europee. Non solo, ma l’economia italiana, nonostante i nostri governanti, sapendo di mentire, continuino a ripetere il contrario, è, dati alla mano, quella che ha fatto peggio nella crisi mondiale.
Certo, non sempre le promesse si possono mantenere in toto, e spesso succedono cose imprevedibili. Ma questo vale per tutti, e noi facciamo ben peggio degli altri. Infatti, confrontando il tasso di crescita del Pil dell’Italia con la media di Germania, Francia e Gran Bretagna, se nel 2001 (anno da dividere col governo D’Alema) la differenza a nostro sfavore era minima (-0,07%), negli anni successivi è costantemente più pronunciata: -0,53 punti nel 2002, -1,23 nel 2003, -0,73 nel 2004, -0,93 nel 2005, -0,77 nel 2006 (anno da dividere col governo Prodi), -0,87 nel 2007 (tutto del governo Prodi). E, dulcis in fundo, negli ultimi due anni lo svantaggio dell’Italia si è aggravato ulteriormente: -1,73 nel 2008, e –0,93 nel 2009.
Dunque è evidente che il centrodestra non è riuscito ad arrestare il declino economico dell’Italia.
Naturalmente va riconosciuto che il declino relativo dell’Italia rispetto agli altri paesi europei viene da lontano, e c’era già prima che Berlusconi irrompesse sulla scena politica E infatti una delle ragioni per cui gli italiani lo votarono nel 2001 fu la speranza di un miglioramento del proprio benessere, come prometteva il famoso “contratto con gli italiani”.
Contratto a cui il nostro fin troppo chiaramente non ha adempiuto. Infatti, se nel 2000 il Pil procapite italiano, fatto 100 quello dell’Ue a 27, e quindi con tutti i paesi dell’Unione, non solo quelli più ricchi, era pari a 116,9, superiore a quello francese (115,4), molto vicino a quello tedesco ed inglese (118,5 e 119), e di gran lunga superiore a quello spagnolo (97,3), nel 2008 il nostro paese si è ritrovato ad essere il fanalino di coda delle 5 più grandi economie europee con un pil procapite precipitato a 102, e con distacchi significativi da Regno Unito (116,3) e Germania (115,6), sotto la Francia (108) e superato, sia pure di poco, dalla Spagna (102,6).
Insomma, con il nuovo miracolo economico, uno dei cavalli di battaglia del berlusconismo, il centrodestra ha fallito, o più correttamente lo ha realizzato ahinoi alla rovescia.
Come detto poc’anzi, il declino c’era anche prima. Andiamo ad esaminare anche gli anni del governo Prodi: -1 punto rispetto alla media di Francia, Germania e Gran Bretagna nel 1996, -1,13 nel 1997, -1,30 nel 1998, -0,83 nel 1999. Ma nel 2000 l’Italia era riuscita a crescere di più sia pure di poco della media dei tre paesi considerati: +0,03. Risultato sostanzialmente confermato nel 2001: -0.07. Però dobbiamo ricordare che in quel periodo l’Italia affrontava una sfida epocale per l’ingresso nell’euro e per riportare sotto controllo i conti pubblici, obiettivi entrambi centrati. Inoltre, con gli ultimi due anni in linea coi nostri principali partner europei, si era avuta l’impressione di un trend virtuoso, di uno sforzo coronato dal successo. Poi sono arrivati questi, con quali risultati si è visto1.
Quindi forse, dico forse, il primo Prodi stava riuscendo ad invertire la deriva, Berlusconi invece, a dispetto di chiacchiere e promesse, non ha fatto nulla in questo senso, ed anzi ha gettato al vento un’occasione irripetibile come quella del calo dei tassi d’interesse in conseguenza dell’ingresso nell’euro abbinata ad un decennio di crescita mondiale – fino al 2008 – come non se ne vedevano dai primi anni sessanta.
I veri problemi sono che:
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Non puntiamo abbastanza su ricerca, innovazione e tecnologia.
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La Pubblica Amministrazione è lontana da standard di efficienza accettabili.
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Nessun governo è mai riuscito/ha mai voluto davvero tagliare la spesa pubblica improduttiva, recuperando risorse per ridurre le imposte, ed investire su ricerca, istruzione, infrastrutture (che invece sono continuamente tagliate).
Un’ultima nota. Se il paese non è andato avanti in questo “decennio berlusconiano”, ciò non significa che tutti ci abbiano perso. In Italia hanno sicuramente guadagnato in questi anni, a spese degli altri, evasori fiscali, corrotti e corruttori, e tutti coloro i quali stanno nell’economia nera. Tutti gli altri, a cominciare da dipendenti e pensionati, non hanno certo beneficiato.
Malgrado ciò, l’elettorato della nostra destra è in fondo lo stesso delle altre destre. Altrove però queste hanno tagliato spese e tasse, cosa che da noi non è mai avvenuta. E anzi, in questi ultimi due anni di governo che non mette le mani nelle tasche degli italiani, la pressione fiscale in rapporto al Pil è ulteriormente aumentata ed ha raggiunto il massimo di sempre, nonostante la recessione. Il che dipende anche da un’altra differenza tra l’Italia ed i paesi con i quali ci confrontiamo: paghiamo una quota maggiore di tasse slegate dai nostri redditi effettivi, il che non è il massimo dell’equità.
Non si può nemmeno invocare l’alibi, come a volte fanno, che in Italia è difficile governare, troppi vincoli, lacci e laccioli, perché le leggi che fanno comodo a Silvio nostro (oramai una ventina se non erro) sono state approvate ogni volta nei tempi e nei modi che hanno voluto. La realtà è che non hanno un progetto che vada oltre gli interessi personali del premier, se non quello di favorire la minoranza che già ha più mezzi a scapito di tutti gli altri (vedi politiche sulla scuola pubblica).
Per fortuna loro, e sfortuna nostra, un simile vuoto di progettualità affligge molta parte del pd.