E’ difficile per un finalese normale capire perchè una cava chiusa da più di 15 anni richieda la costruzione di un molo che metterà a rischio la sicurezza della viabilità e le spiagge di finale.
La cava è stata chiusa, sul territorio c’è una voragine. E’ il momento di dire basta.
Vediamo invece cosa sta succedendo. La società Roccamar, per poter vendere il materiale di cava nelle loro disponibilità, chiede di costruire un molo lungo 50 metri e largo 6 a partire dalla spiaggia di fronte alla caprazoppa. Il molo è dichiarato temporaneo della durata di due anni. Tuttavia il tipo di progetto, composto da massi anche di notevoli dimensioni rende onerosa la rimozione del molo e la nostra prima preoccupazione è che quest’ opera diventi poi definitiva. Il molo infatti potrebbe venir inglobato nel progetto di speculazione edilizia, previsto nelle aree dell’ ex cava reintroducendo quel porticciolo + volte negato dalla regione.
Il danno ambientale per Finale è rappresentato sia dal molo che sporgerebbe per 50 m al di là del capo di caprazoppa sia dalla strada prevista sopra la galleria dell’ Aurelia. Il molo produrrebbe una modifica delle correnti che amplificherebbe l’ erosione delle spiagge finalesi.Già in stato di forte criticità.
Mentre la strada sopra la Galleria comporta rischi di caduta massi e di stabilità per la galleria stessa.
La proposta non è nuova ed era stata bocciata l’ anno scorso solo dall’ ANAS (mentre regione e comune avevano dato parere favorevole) per il blocco alla viabilità che avrebbe creato la immissione sull’ aurelia nella zona della galleria dei frequenti camion in entrata ed in uscita dalla cava.
Il progetto attuale prevede di passare sopra la galleria e quindi può aggirare il blocco ANAS.
Tuttavia la nuova strada se opportunamente messa in sicurezza per evitare la caduta massi sulla frequentatissima via aurelia dovrà essere imponente e quindi ambientalmente e paesaggisticamente di grande impatto.
tutto questo non ci sembra veramente necessario, e pensiamo sia ora di dire serenamente e semplicemente: basta.