ESSERE O APPARIRE? Belli dentro e fuori
LA BELLEZZA NELLE RELAZIONI
[Sintesi di un mio intervento presso l’Istituto Comprensivo Don L.Milani – Orbetello (GR) Scuola di PACE Febbraio 2010]
Introduzione
Viviamo immersi nella società dell’immagine, respiriamo la cultura dell’apparire. Se la mia generazione ne ha una coscienza minima, i giovani, i nostri figli, ne sono le vittime preferite, predestinate all’effimero e alla superficialità. Lo sapevate che subiscono in media 31.500 spot televisivi annui? Esperti manipolatori del cervello limbico (istintivo, animale) impongono modelli, programmano desideri e bisogni, reazioni emotive… L’antidoto ci sarebbe: rafforzare la neo-corteccia cerebrale, quella più in contatto con il nostro “SE”, quella che riguarda l’etica, che interpella la coscienza, che attiva la capacità critica, l’obiettività. Per la par condicio avremmo bisogno di 31.500 spot annui di utilità sociale, con il messaggio opposto!
Ciò che contraddistingue il nostro tempo è la SUPERFICIALITA’: nell’INFORMAZIONE, nelle RELAZIONI, nella CONOSCENZA, nell’AGIRE. Ci comportiamo come se esistesse solo la punta emersa dell’iceberg.
Tutto sfocia nella perdita di responsabilità. Condizionamenti esterni inducono l’uomo e la donna di oggi a indossare maschere, fingere, eludere la fatica, passare oltre. Bisogni finti e modelli vuoti provocano frustrazione e insoddisfazione continue, generando sofferenza e angoscia sottile.
Abbiamo inoltre un orrendo rapporto con il TEMPO, da ammazzare, da vincere, bruciare…siamo dominati dalla fretta. Parole d’ordine: fast pay – fast food – fast generation – Il tempo è denaro – tutto ruota intorno a te – usa e getta – stop&go (= Corri! Non perdere tempo! Fregatene! Pensa a te!)
Avete mai pensato a cosa potrebbe succedere se dirottassimo gli stimoli e le energie destinate ad azioni quali avere, apparire, possedere, consumare, acquistare…
per azioni come ESSERE, CRESCERE?
Tutto ciò che ci serve veramente e che ci fa felici, è GRATIS e non è sul mercato. Più nutriamo l’ESSERE, meno avremo bisogno di AVERE. Le relazioni sono quanto di più nutriente potremmo trovare. E’ un tema VITALE. Non possiamo vivere senza gli altri. Se non siamo riconosciuti, se non coltiviamo relazioni positive, ci ammaliamo seriamente. L’essere umano E’ RELAZIONE. Noi DIVENIAMO… Sostanza e relazione – Dio e spirito [1]
Non c’è nulla che ci formi come le relazioni, che ci riveli, che ci faccia conoscere e prendere coscienza di noi stessi. Eppure mai come oggi le relazioni sono in crisi in tutti gli ambiti: con se stessi (scarsa conoscenza di sé, di adesione e verità), con gli altri (amori, amicizie, relazioni famigliari e lavorative fragili e “liquide”), con il creato (degrado del pianeta), con Dio (mancanza di senso).
La nostra stessa vita dipende e inizia dalla relazione più importante: quella materna.
In essa troviamo la massima tenerezza, stupore, cura, rispetto… è la relazione fondamentale, profonda: avvertiamo qualcosa più grande di noi.
- Relazione con il creato e con il mondo
L’America Latina ci insegna che la nostra vita dipende dalla relazione con la Terra Madre, Pachamama, colei che nutre e ci trasmette vita. Il nostro rapporto con lei, continua a essere di dominio, di conquista, di assoggettamento ai nostri scopi e bisogni e non di cura e tenerezza come dovrebbe essere riservato a una madre. L’inquinamento, l’effetto serra, la desertificazione, gli allevamenti intensivi, le scorie nucleari, la cementificazione, la distruzione del paesaggio, gli OGM … ne sono solo un esempio.
Abbiamo creato un sistema mondiale di relazioni ingiuste, per nulla solidali con i più deboli di oggi e con le generazioni future. Il suo approccio non è quello di un’unica comunità-famiglia umana ma di un sistema violento che uccide con la fame, con le guerre, con il debito, con la devastazione ambientale. Il sovrano incontrastato è il dio MERCATO-PROFITTO, il nuovo idolo al quale stiamo sacrificando troppe vittime.
Abbiamo cominciato a tracciare una linea di demarcazione e di divisione tra gli utili e gli inutili. Il male divide, separa le persone, ostacola la comunione. Diavolo =diabàllo = il separatore
La Banca Mondiale in uno dei suoi rapporti sulla povertà definisce “esuberi” un miliardo e mezzo di persone che avanzano dal sistema: non producono e non consumano. Questa definizione dovrebbe fare inorridire chiunque poiché richiama precisi echi nazisti. Avanzi= rifiuti, spazzatura.
Oggi la globalizzazione ci insegna che siamo interdipendenti e che Il concetto di “prossimo” si è allargato al mondo. E’ un grande profetico invito alla costruzione di un mondo solidale e fraterno che non potrà che salvarsi o perire tutto insieme. Prendono significati più chiari concetti come Pachamama, un unico essere vivente, il corpo con le sue membra, del Candomblè afro-brasiliano, relazione ombelicale con la Madre Terra, il sacro e il Divino nella natura…. di tanti altri miti, archetipi e credenze sempre sottovalutate o disprezzate.
La carta di Peters ci svela che la nostra vecchia percezione del mondo deve cambiare. Il nostro sguardo più approfondito ci porta a importanti scoperte, ci rivela scenari inaspettati, ci fa crescere, superare muri mentali, ideologici, psicologici, fisici.
La capacità di mettersi dalla parte di chi è al margine è un’abitudine culturale che ho ereditato dal mio battesimo, dal mio credo e che ho maturato e sperimentato con Amnesty International, l’Ass. Progetto Continenti e con il Commercio Equo Solidale . Anche nell’impegno della cooperazione e nella solidarietà internazionale occorrono relazioni di serietà, rispetto, reciprocità, fedeltà e conoscenza, fedeltà al cammino intrapreso e ai progetti, approfondimento delle cause…. Anche nella cooperazione internazionale si possono creare relazioni difettose, di supremazia, paternalistiche …
Approfondire sempre…Il tappeto ha una trama differente, se rivoltato. In Guatemala c’è un detto che dice: “Ogni punto di vista è la vista da un punto”. Saggio. Importante.
Dalla visione eurocentrica, dalla supremazia culturale, dal concetto di sviluppo “occidentale”, occorre passare ad una visione più ampia, olistica, nuova e libera da retaggi coloniali.
Quanta dignità, quanta forza vitale, quanta umanità piena … quanta speranza ho raccolto nei volti di tanti incontri!
Frammenti:
Indios che chiedono il permesso alla terra prima di coltivarla, giardini biologici e biodinamici di tè con germogli raccolti come fossero perle, attesi ad uno ad uno, orgoglio e fierezza delle donne per la loro fertilità e la loro femminilità, lotte comunitarie per la liberazione dalle dittature, bambini educati al silenzio, semplicità, convivialità innata …che emozione solo a pensarci!
Diventa inevitabile e ineludibile passare alla conoscenza e all’analisi delle cause dell’impoverimento di intere aree del pianeta: un atto dovuto. Mai il mondo è stato tanto ricco, mai tanto povero. La povertà riguarda oggi due miliardi di persone, la miseria è negazione di diritti umani fondamentali: cibo, acqua, istruzione, sanità, casa, lavoro negati a un quarto della popolazione mondiale. Invece di dichiarare guerra alla povertà, abbiamo dichiarato guerra ai poveri, ai volti.
Sono sempre loro che pagano, ovunque. Il debito dei paesi poveri viene definito da alcuni esperti il grande genocidio finanziario del secolo scorso. I governi hanno speso in interessi cifre cinque o addirittura dieci volte superiori alle spese in sanità, servizi, alfabetizzazione.
Sono più alte le cifre in denaro che dal sud arrivano al nord che viceversa.
Racconta Guaicaipuro Cuautemoc, capo indio, che tra il 1503 e il 1660 arrivarono nei porti della Spagna e del Portogallo 185mila chili di oro e 16 milioni di chili d’argento: devono essere considerati come il primo di vari prestiti amichevoli dell’America per lo sviluppo dell’Europa. Pensare il contrario vorrebbe dire supporre crimini di guerra, il che darebbe diritto non solo a chiedere la restituzione immediata ma anche l’indennizzo per danni e truffa.
E se gli indios chiedessero oggi gli interessi all’Europa ?
Sapevate che la nostra percezione del mondo parte dalle scarse informazioni che ci arrivano da cinque agenzie di stampa internazionali? Non esiste una nazione in Europa così disinformata in campo internazionale come l’Italia.
Non esiste un’informazione così “di parte”. Quando si parla della grande crisi mondiale economico-finanziaria, si parla solo dei mercati finanziari europei e nordamericani. Il salvataggio delle banche è costato all’Italia 12 miliardi di euro. Quello americano più di 8.400 miliardi di dollari.
Sapete quanto costerebbe garantire i quattro diritti umani fondamentali? Cibo, acqua, istruzione e igiene? 50 miliardi di € l’anno.
Solo in Europa e negli USA ne spendiamo:
40 per i cosmetici e 12 per i profumi (sono esclusi gli interventi di chirurgia estetica)
17 in cibi per animali
50 in sigarette
105 in alcool
400 per droghe
800 in armi
1.464 miliardi di € sono la cifra spesa nel 2008 dai vari stati del mondo per l’acquisto di armi (fonte Sipri Stoccolma) In Italia oltre 41 MLD – 690 € pro capite, a fronte di 9 milioni di euro per la cooperazione internazionale delle ONG. Non riusciremo mai ad affrontare il problema della povertà e degli impoverimenti se non prenderemo in considerazione seriamente questo tema delle armi.
Occorre sempre sapere, occorre sempre approfondire.
Tra i ricchi vige un’ideologia del merito auto conquistato, del self-made man: classi dirigenti con stipendi scandalosi. Nessuno si fa DA SOLO! E’ la bugia del secolo che alimenta EGO narcisisti e sempre più smisurati.
E i poveri cristi? Quale fraternità? In superficie l’immigrato E’ un problema: approfondendo l’immigrato HA un problema. In realtà siamo tutti poveri (pùeros), bisognosi. Bisognosi gli uni degli altri. In realtà il mondo è povero d’amore.
- Noi, coppia, amicizia
Anche nelle relazioni tra persone vicine, occorre sempre tenere presente la dualità, il positivo/negativo che esiste in me e in ogni persona che ho di fronte, il mio e suo bisogno fondamentale di amore/riconoscimento, la mia e sua sete di relazione vitalizzante (dono).
Mentre venivo in treno osservavo le persone intorno a me… I rapporti umani sono in fondo basati sugli sguardi, capaci di cogliere la grandezza della persona. Di ogni persona.
Chi è il mio prossimo? Colui o colei che mi sta di fronte, colui, colei che mi interpella mi smuove.
Ogni incontro, ogni relazione è sacra.
L’altro è maestro nella via dell’amore e della conoscenza, tanto più sono alte le emozioni e sentimenti in gioco. L’amore è il massimo potere spirituale: < l’amore rende belli gli uomini, sagge le donne> dice I. Fossati.
Armonia, giustizia, equilibrio, giuste proporzioni, completezza…
Ne “La morte del prossimo”, Luigi Zoja – psicanalista – afferma che la tecnica uccide il pensiero, non c’è più tempo per pensare, è la morte della filosofia. Il pensiero è intento a seguire i processi, il cambiamento, le innovazioni. Denuncia un calo affettivo del 45%, la futilità dell’incontro uomo-donna, rileva con lucidità l’avanzare dell’isolamento, della solitudine, dell’individualismo.
Avverte che dobbiamo stare attenti alle forze contaminatrici della psiche e dell’anima…
Pietro Barcellona, giurista, afferma che lasciare un bambino davanti ad un computer è un crimine. Sviluppa sudditanza, passività, un approccio virtuale alla realtà.
Viviamo rapporti fragili, discontinui, superficiali, strumentali. Rapporti amorosi s’interrompono con fratture dolorose, ferite che restano aperte. Occorre lentezza per l’auto guarigione, per le nostre vite, per il nostro corpo…la fretta anestetizza.
Gli africani dicono: ci fermiamo per permettere alle nostre anime di raggiungerci.
In questa sovrabbondanza di beni, cose, avvenimenti, avremmo un bisogno estremo di togliere le armature, disfare le valige e riabitare sentimenti, ambienti, pensieri…per non diventare stranieri a noi stessi.
Dice Arturo paoli: “Troviamo la nostra più profonda verità, solamente nella relazione pacifica.Ci è dato un panetto di creta…tocca a noi formarlo, renderlo più bello possibile. Noi diventeremo bellezza, armonia se sapremo crescere nella verità, nella conoscenza di noi stessi che è libertà, nella tenerezza. Noi ci sviluppiamo, diveniamo persona solamente se noi ci liberiamo dalle pulsioni negative, se le riusciamo a tenere a bada: pulsioni che sono anche necessarie e che devono essere elaborate per diventare positive, devono essere “amorizzate”.Quando si dice, con un’espressione che è molto comune, “ama il prossimo tuo come te stesso”, si dice una cosa di un’importanza straordinaria! La relazione che si ha con questo “altro” è quella che aiuta vicendevolmente, attraverso il dialogo, a crescere e a svilupparsi”.E’ un problema di un’importanza capitale! La nostra psiche, la nostra affettività, ha bisogno della buona relazione con l’altro….allora saremo capaci di portare armonia e bellezza dentro, fuori e intorno a noi.“Odora di muffa questo tempo di non sincerità e menzogna, di orgoglio e disperazione. Che delitto la freddezza e la durezza del cuore. Oggi non si ha tempo, né testa, né cuore per i dettagli e ogni rapporto d’amore è invece fatto di dettagli, di piccole attenzioni.Giustizia vuol dire “prendersi a cuore”, essere per l’altro, abitare nell’altro, lasciarsi abitare dall’altro, dalle sue sofferenze, dalle sue fatiche, amare con fedeltà e passione. Per fortuna quest’odore di muffa, di chiusura e di menefreghismo non m’impedisce di avere nel cuore altri odori e altri volti” [Il domani avrà i tuoi occhi – Luigi Verdi”].Oggi sono rare anche le amicizie profonde, durature, vere. Spesso l’apparenza inganna: è facile mostrare solo ciò che ci piace, rimuoviamo ciò che non ci piace, non ci vogliamo fare i conti.
Siamo indotti a proiettare la felicità fuori di noi, in un oggetto, una persona, un avvenimento, in un futuro…
Siamo indotti a pensare che dietro l’angolo ci sia sempre un prodotto migliore, che si trovi meglio altrove, che il futuro ci riserverà qualcosa di più eccitante…questo genera una sorta di eterna impazienza.
Pazienza deriva da Pathos – patire… (netto rifiuto, parolaccia fuori moda ai giorni nostri). Come tutte le cose grandi della vita, L’AMORE esige TEMPO, un tempo che talvolta è difficile e arido, per far maturare momenti non di ebbrezza, ma di vera gioia. Esige FEDELTA’ rinnovata.
Come l’albero che nell’inverno è nudo, poi mette le gemme, fiorisce, fruttifica …smuove lentamente energie profonde. Esige dialogo e intimità costanti, stupore, mistero, tenerezza, carità. Conosce le crisi e le affronta e, proprio quando sembra più fragile, lavora per non fossilizzarsi.
L’Amore è sacro e …sacrificio (altra parolaccia fuori moda), sacrum facere, fare sacro ogni gesto anche banale, se donato, se gratuito, se è per l’altro…trasformando l’ordinario in straordinario.
Sempre più spesso il nostro compagno o compagna di vita non è più un mistero, uno specchio e una finestra per il nostro SE’, ma un mezzo per la nostra felicità.
Quando giungeremo a fare UNITA’? Più siamo separati in noi stessi, con distanza fra l’essere e l’apparire, più siamo “diabolici”: predichiamo bene e razzoliamo male. Quanta SETE di coerenza, di testimoni credibili!
Quando incontriamo persone integre, coerenti, pulite, ne percepiamo subito la forza, l’energia, la positività…essi sono PROTAGONISTI, della loro storia personale e della storia collettiva. La conoscenza di sé, la verità, l’unità in se stessi …è il vero cammino che porta alla libertà…= libertas …una vela che salpa e prende il largo, sospinta dal vento che non è “suo”.
“La verità vi farà liberi” diceva il Maestro ai suoi discepoli.
Il grande vero peccato (“peccato”, in ebraico significa sbagliare centro, mancare il bersaglio, non centrare l’obiettivo: niente a che fare con il moralismo di cui abbiamo impregnato la nostra fede)è che non ci accorgiamo di vivere, che non abbiamo capito molto, che stiamo sprecando qualcosa. [2]
“La vita è qualcosa che succede mentre siamo impegnati a fare altro”…scriveva Anthony De Mello. Corriamo, lavoriamo come pazzi, stravolgendo ogni regola fisica e umana di buon senso…in fondo la velocità e lo stress ci piacciono: perché?
Ci fanno sentire vivi, utili, al passo con i tempi, dinamici…riempie i tempi morti, allontana le paure, ci evita dal guardarci dentro, si perdono e si trascurano i dettagli: ma quanta bellezza nei dettagli!
“A volte chiedo ai giovani di cosa hanno paura. La loro maggioranza dice della solitudine. Come possibile?Tutti così ammucchiati, pigiati immersi nel rumore, cullati dalla musica, avvolti da immagini…Forse tanta presenza non basta per salvarsi dalla solitudine. Una solitudine che intravedi nei gesti del corpo, nel nostro apparente rimanere distaccati, nel non mostrarsi coinvolti che nasconde un grande bisogno di contatto e d’incontro. Lo vedi da come ciascuno di noi controlla continuamente se ci sono messaggi nel cellulare per far capire che non siamo mai soli e che qualcuno da qualche parte ha bisogno di noi. Viviamo fra queste molteplici solitudini, con visi irrigiditi dalla preoccupazione tenace di nascondere un’interiorità che non sappiamo raccontare.Oggi la pubblicità sembra dirci che è bella la bocca di una donna, che sono belli gli occhi di una donna; credo invece che non è bella la bocca di una donna, ma il suo sorriso, non sono belli gli occhi ma lo sguardo.Cerchiamo di sfuggire alla solitudine provando a conoscere un maggior numero di persone possibile, magari su internet, mentre è solo se si è capaci di generare intimità e alleanze stabili che si allontana un’inevitabile solitudine.Bisogna non aver paura di guardarci dentro e ritrovare l’intimità con noi stessi sapendo che nelle cose profonde e più importanti noi siamo indicibilmente soli e non possiamo scappare di esserlo.
In realtà proprio se non siamo collegati con noi stessi che viviamo solitudini tristi e non abitate.”. [L. Verdi].
Anche la relazione asimmetrica, come quella tra genitori e figli, adulti e bambini, esprime un grande potere di vita. Il bambino è piccolo, fragile, diverso …questo “dislivello “non significa debolezza. Ci obbliga a un dialogo con mondo nuovo, a una vitalità rinnovata, a rigenerare la nostra esistenza, a fiutare il futuro. S’instaura così uno scambio fortemente creativo e innovatore che toglie rigidità, che educa a vicenda, si collegano passato e futuro….
Bisogna imparare ad amare…
…fare attenzione a non assimilare l’altro, farlo uguale a noi, ma permettergli di essere se stesso…
…tornare all’essenzialità
Bellezza e armonia nascono dal dare valore ad ogni frammento, anche nella relazione con le cose.
Che gioia grande soddisfare il desiderio di felicità nell’altro! Ed è esattamente là, dove l’individuo si apre all’altro, giocando e rischiando la propria identità, che la vita si ESPANDE verso nuove possibilità.
- Le crisi
E quando arrivano le crisi?
Le crisi sono inevitabili e, forse, fondamentali nelle relazioni. Quando arrivano ne abbiamo paura, le rifiutiamo, le evitiamo, fuggiamo…mentre andrebbero accolte e affrontate.
Sono la nostra grande occasione per andare più in profondità, verso l’autenticità. L’essere e non più l’apparire: ci rendono vulnerabili ma ci impediscono di fossilizzarci.
Chi ricorda la propria adolescenza o ha un figlio grande, lo definirà senz’altro come il periodo più critico nella relazione familiare, ma è utile al figlio per rafforzare e costruire il proprio sé, la propria autonomia, al genitore perché fortemente sollecitato a rafforzare la propria coerenza, a rivedere i propri modelli, ciò che ha trasmesso.
Quando siamo in crisi con noi stessi, quando una relazione sentimentale è in crisi, è il momento “cruciale” (da croce, crocevia) di abitare la vita, il presente, i giorni, il quotidiano, le sfide di ogni giorno, con responsabilità
Respons-abili = capaci di dare risposta
Le crisi servono ad evitare il peggio. Il peggio è restare in superficie
E’ peccato,è vivere solo al 5 per cento delle possibilità.
Che fare?
Allora occorre fare SILENZIO, spegnere la TV, il PC, fermarsi, guardarsi dentro.
Permettere alle nostre anime di raggiungerci: spegnere la testa, attivare il cuore: allora sentiremo la nostalgia della bellezza. Sentiremo che ne siamo parte da sempre.
L’essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene che col cuore. [Il piccolo principe – Saint Exupéry]
NOTE[1] In filosofia per sostanza, dal latino sub stantia, derivazione dal greco ὐποκέιμηνον (hypokeimenon), letteralmente traducibile con “ciò che sta sotto”, si intende ciò che è nascosto all’interno della cosa sensibile come suo fondamento ontologico. La sostanza e quindi ciò che di un ente non muta mai, ciò che propriamente e primariamente è inteso come elemento ineliminabile, costitutivo di ogni cosa per cui lo si distingue da ciò che è accessorio, contingente,e che Aristotele chiama accidente. Per sostanza, in altre parole, si intende ciò che è causa sui, ovvero ha la causa di sé in se stessa e non in altro. Il termine “sostanza” viene spesso utilizzato al posto di essenza : i due termini, che rimandano ai due aggettivi corrispondenti di essenziale e sostanziale, nel linguaggio comune significano la stessa cosa: ciò che è fondamentale alla costituzione di ciò a cui ci si riferisce. Il termine essenza vuol dire ciò che realmente è, e corrisponde al greco ousia, ciò per cui una cosa è quel che è anziché un’altra cosa, è già presente in Platone. [2] Questo è molto bello. In realtà, tutti noi vogliamo raggiungere il bersaglio, che è il bene, la soddisfazione, la pace. Spesso lo manchiamo, ed ecco il peccato. Non perché siamo malvagi (solo un poco), ma perché ci sbagliamo, cerchiamo il bersaglio dove non si trova, gli lanciamo le nostre frecce di attenzione, energia, tempo, risorse economiche e affettive… Per capire cosa sia il peccato basterebbe la nota espressione italiana, pronunciata quando si appena perso una buona occasione: “che peccato!”
Ed ecco che la teshuvà, il ritorno, è darsi una nuova opportunità, è riprovarci, prendendo una mira diversa, è riportare a casa ciò che rimane di quanto avevamo investito nella direzione sbagliata.