È necessario che le nuove imposte sui rifiuti vengano concepite e stabilite in conformità al principio comunitario che “chi inquina paga”…
La prima formulazione del principio “chi inquina paga” è arrivata sul piano internazionale dall’OCSE [Raccomandazione 128 del 26 maggio 1972]. In Europa il 3 marzo 1975 [Racc. n.436] arriva la prima raccomandazione che stabilisce che siano gli operatori economici a sopportare i costi dell’inquinamento prodotto. Il principio “chi inquina paga” trova poi definitivo riconoscimento nell’art.130R (oggi art.174) quale principio fondamentale della politica comunitaria in materia ambientale.
Il principio di derivazione comunitaria può ritenersi costituzionalizzato, in considerazione del fatto che il nuovo art.117 Cost. prevede che i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, e quindi anche i principi generali su cui tale ordinamento si fonda, devono essere osservati dallo Stato e dalle Regioni. Quindi qualsiasi tributo deve rispettare il principio “chi inquina paga”.
Tra tutti i tributi la tassa sulla spazzatura (TARSU, TIA, TARES ed oggi TARI) è sicuramente una tassa ambientale che deve rispettare il principio “chi inquina paghi”.
Il primo obiettivo di una tassa sui rifiuti deve quindi essere quello di incentivare comportamenti virtuosi per ridurre la produzione dei rifiuti.
Il secondo obiettivo, potrebbe essere perseguito, sia pure a titolo esemplificativo, attraverso misure agevolative applicabili nei confronti di utenti in grado di dimostrare il sostenimento di spese per interventi che comportino una minore produzione dei rifiuti, ovvero il sostenimento di spese per interventi che consentono un pretrattamento volumetrico dei rifiuti.
Lunedi sera si discuterà in consiglio comunale di Bilancio e anche di tassa sui rifiuti. La prima domanda da porsi sarà proprio se le aliquote fissate dal comune rispettano il principio chi inquina paghi.