Ghigliazza: non tutto è permesso

La regione in questi giorni ha posto un freno alle inesauribili richieste delle cave Ghigliazza rimarcando alla ditta l’ irragionevolezza della riapertura dell’ attività di cava per l’ estrazione di un milione di metri cubi di materiale prevista nel PUO approvato nel consiglio comunale del 16 Ottobre 2009.
Tale attività estrattiva non ha giustificazione dal punto di vista della sicurezza.  Infatti nel 2006 l‘ azienda aveva presentato un programma per la messa in sicurezza del versante con pendenza a 45° della parete che doveva essere completato entro metà 2009. In realtà la ditta non ha completato tale messa in sicurezza e nel PUO Ghigliazza ha chiesto di ridurre la pendenza dei versanti a 35°, questa variazione ha un impatto elevatissimo dal punto di vista ambientale perchè comporta l’ estrazione di un milione di metri cubi di materiale e l’ eliminazione di circa 20.000 mq di macchia mediterranea in zona S.I.C. (sito di interesse comunitario) e ANI-CE.

Questa richiesta è stata bocciata sottolineando che risulta imprescindibile prima di ogni fase amministrativa o progettuale una verifica del progetto di riqualificazione. In parole semplici il progetto sulle aree Ghigliazza non potrà partire finchè non si definirà la parte relativa alla messa in sicurezza.

Questo constatazione è importante nella sostanza perchè ricorda ai privati la necessità di adempiere agli obblighi di legge menzionati. Questi obblighi erano stati citati anche nella relazione tecnica del Comune di Finale che affermava: “la cessazione dell’attività di cava comporta, a carico della ditta, l’obbligo di attuare la sistemazione finale dell’area in conformità al piano di coltivazione”.

Nonostante queste osservazioni dell’ ufficio tecnico comunale la giunta di centro destra non aveva avuto nulla da obbiettare sulla estrazione di un ulteriore milione di metri cubi di materiale nelle aree Ghigliazza. A fine dicembre gli uffici regionali hanno preso una posizione differente grazie alla quale forse la collettività non dovrà subire un ulteriore sfregio al territorio nelle parti apicali e maggiormente visibili.

Insomma nelle aree Ghigliazza non sempre tutto è permesso.

 

Noi della lista civica PerFinale non cambiamo idea e crediamo che il progetto sulle aree Ghigliazza sia sbagliato nelle premesse, ma la fermezza della Regione per la difesa della zona di grande pregio ambientale ripara parzialmente a questi errori.

Speriamo che anche altri punti critici di questo progetto possano essere affrontati seriamente e corretti.

Per quanto riguarda la nostra posizione ricordo che noi riteniamo che vadano seguite le indicazioni del Touring club che nel 2005, analizzando il nostro territorio segnalò tra le minacce per il rilancio della nostra offerta turistica lo sviluppo abnorme di seconde case.
Seguendo questi autorevoli consigli, pagati con i soldi dei finalesi, dovremmo togliere cemento anzichè aggiungerne. Anche perchè se il cemento coincidesse con il benessere visto il tasso di cementificazione che abbiamo vissuto qui negli ultimi 50 anni, dovremmo vivere in una specie di paradiso terrestre.E invece non è così. Le difficoltà portate dal consumo di suolo sono sempre più manifeste: l’ acqua salata dei rubinetti, la fognatura fouri controllo, la difficoltà a muoversi in auto, la crisi del turismo.

Il progetto Ghigliazza poteva essere l’ occasione per dare spazio alle necessità della collettività, invece a parte poche briciole si tratta della solita, scontata pioggia di seconde case.

 

 

 

 

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