riceviamo e pubblichiamo l’ intervento dell’ ex-assessore regionale all’ ambiente Franco Zunino sul Parco del Finale:
In questi giorni si è tornato a parlare con insistenza del Parco del Finalese, l’unico tra i previsti parchi individuati dalle vigenti normative regionali a non essere stato ancora istituito.
Come ormai avviene da decenni si sono confrontate sui quotidiani, sia cartacei che online, posizioni tra loro opposte: credo però che aldilà della legittimità delle diverse posizioni sia utile fare chiarezza su alcune affermazioni non corrispondenti al vero che sono state espresse, mi auguro per semplice mancanza di informazioni, in particolare dal nuovo presidente, Andrea Oliveri, del Comitato antiparco.
Come si può facilmente infatti evincere dalle varie interviste apparse negli ultimi anni su vari quotidiani e soprattutto dai verbali dei diversi incontri ufficiali preparatori al tentativo della istituzione del Parco, nonché dalla diretta testimonianza degli amministratori finalesi, che pur hanno continuato a mantenere una decisa opposizione, molte delle rappresentazioni di come sarebbe stato realizzato (o di come sarebbe ancora possibile realizzare) il Parco del Finalese non corrispondono alla realtà dei fatti.
Nel lungo ed elaborato, nonché purtroppo abortito, percorso per l’istituzione del Parco, infatti la Regione aveva cercato, con l’appoggio anche di alcune amministrazioni comunali interessate e in un primo tempo anche dall’amministrazione provinciale, prima del cambio di maggioranza, di venire incontro alle richieste avanzate dal Comune di Finale Ligure. Proprio a tal proposito, in primo luogo si era deciso di limitare il confine del Parco a quelle aree già attualmente vincolate, in particolare per quanto riguarda l’attività venatoria. Cioè si era deciso che nessun vincolo ulteriore, non solo di natura venatoria, ma anche urbanistica e forestale potesse essere introdotto nel nascituro Parco: d’altronde questo è accaduto, tranne che per limitatissime porzioni di territorio, in tutti i parchi regionali esistenti. Infatti in tutti i parchi liguri, e così si era concordato anche per quello finalese (fa fede la bozza del documento di indirizzo), il piano del parco fa proprie le normative dei vari piani regolatori comunali. I vari P.U.C esistenti e il Piano Territoriale Paesistico Regionale sono già adeguati ad un corretto uso del territorio, in aree di pregio ambientale quali quelle da ricomprendere nel previsto Parco. Si era altresì dato disponibilità, su precisa richiesta del Comune di Finale, e ciò invece era una novità assoluta nel quadro regionale, a realizzare un Ente Parco che vedesse al proprio interno una predominanza assoluta dei Comuni interessati. In realtà si andava a realizzare in questo modo un Consorzio di Comuni che avesse il compito di gestire il Parco stesso. Si era inoltre deciso, a differenza di quanto è stato affermato, che i Comuni di Orco Feglino e Vezzi Portio, vista la loro contrarietà (a differenza di Noli e Borgio Verezzi che invece si sono sempre dimostrati interessati) non avrebbero fatto parte del Parco e per quanto riguarda Calice Ligure era da tempo già stata escluso. Si era anche deciso di non realizzare “aree contigue” (e dunque anche l’affermazione al riguardo non è veritiera): infatti partendo dalla previsione iniziale di costituire semmai di “aree a paesaggio protetto”, anziché “aree contigue”, utilizzando una legge regionale approvata dal mio precedessore Franco Orsi, tale previsione poi è stata accantonata a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale che ne ha bocciato l’applicabilità.
Altresì, a differenza di quanto fa trasparire Oliveri, si era deciso, quanto per altro già è avvenuto in tutti questi anni negli altri parchi regionali liguri (divenuti per molti versi punto di riferimento nazionale) che la possibilità di esercitare il diritto di prelazione in caso di vendite di immobili e beni non sarebbe stata esercitata, così come quella espropriativa.
In definitiva ritengo che ragionare sul fatto se fosse stato (e se sia ancora) utile istituire il Parco del Finalese deve avvenire correttamente, senza introdurre elementi non veritieri e fuorvianti.
Mi permetto anche di sottolineare che, come è possibile verificare da tutti gli studi di settore, l’economia legata ai parchi ed alle aree protette sia in continua crescita, anche in questo periodo di gravissima crisi economica-finanziaria. Non solo con ricadute estremamente positive sul turismo in senso stretto (nell’anno passato si parla di un aumento di almeno il 4%, a fronte di una regressione complessiva piuttosto accentuata) e cioè alberghi, pensioni, bed and breakfast, etc., ma anche su attività e prodotti collegati. Inoltre se fosse stato realizzato il Parco in data ragionevole (2008 0 2009) a questo punto tra risorse dirette regionali, FAS, POR e FESR (e senza contare ulteriori finanziamenti specifici nazionali ed europei) sarebbero arrivati sul territorio del parco almeno dai 2 ai 3 milioni di euro, cifra credo non disprezzabile. E’ da sottolineare che i parchi liguri in questi anni sono stati in grado di moltiplicare per 3-4 volte mediamente le risorse ottenute direttamente: un risultato che non mi risulta abbia eguali in nessun altro Ente pubblico regionale. Ricordo inoltre che per tutti i finanziamenti regionali (di ogni tipo) a parità di condizioni, i Comuni sul cui territorio insistono parchi (per l’intero territorio comunale e non solo per quello riguardante l’area protetta) hanno diritto di precedenza nell’assegnazione delle correlate risorse.
Insomma credo si sia perso un treno formidabile e non a caso numerosi Comuni di opposti colori politici, vedi Mele, Urbe, Pontinvrea ed Albisola Superiore per il solo Parco del Beigua, chiedono di entrare a far parte di Parchi esistenti e se anche ora le risorse a disposizione sono minori, esse continuano ad essere comunque molto interessanti in un periodo di così forte crisi.
Mi auguro che si riprenda una discussione serena sulla questione e chissà che non accada che proprio coloro che oggi sono così pervicacemente ed ostinatamente contrari non si rendano conto dell’errore strategico che stanno commettendo per loro stessi e per i propri figli. D’altronde questo spesso è proprio quello che è avvenuto per gli altri territori interessati dai parchi liguri. Sempre più è indispensabile progettare e costruire un futuro sostenibile, partendo dalle realtà locali: l’ambiente, il paesaggio stanno diventando infatti una risorsa straordinaria e gli Enti Parco risultano tra gli strumenti più adatti ed efficaci a conservare e valorizzare correttamente tale risorsa.
Franco Zunino – Ex Assessore regionale all’Ambiente