Da molto tempo si discute sul delicato problema della tutela delle spiagge fossili, denominate “beach rock”, che dal promontorio della Caprazoppa si estendono fino a Borgio Verezzi .
I progetti di recupero delle ex cave Ghigliazza, proposti in passato, prevedevano un massiccio ripascimento della spiaggia delle “Arene candide”con materiale proveniente dalle stesse cave retrostanti. Oggi si apprende che questo intervento non sarà effettuato e che il beach-roch non verrà distrutto.
Biologi marini, buoni conoscitori della zona, hanno recentemente pubblicato i monitoraggi delle biocenosi (associazioni di specie diverse) relative agli importanti habitat che caratterizzano tutte le spiagge fossili dell’area finalese.
Il “beach rock” è una formazione rocciosa sottile e allungata che, nell’area di ponente, è presente dalla riva fino a circa due metri di profondità e si è formata in circa tremila anni, grazie all’infiltrazione di grandi quantità di acque dolci ricche di carbonato di calcio provenienti dalle rocce calcaree .
Il “beach rock” ospita un’associazione importante di numerose specie animali, tra questi la ricomparsa“Sabellaria alveolata” (detta comunemente “vermello”), una volta molto conosciuta dai pescatori che la utilizzavano come esca. Inoltre, nelle spaccature e negli anfratti di questo importante habitat marino vivono e si riproducono ben 43 specie di pesci: boghe, sugarelli, saraghi, cernie, ecc., oltre a madrepore e anemoni di mare.
In conclusione, il “beach rock” rappresenta un’importantissima area di ripopolamento del nostro mare sempre più povero e, per questo motivo deve essere assolutamente salvaguardato.
I nuovi progetti urbanistici per il recupero delle ex cave Ghigliazza dovranno inoltre rispettare in modo completo anche il SIC della Caprazoppa: sito eccezionale per motivi paesaggistici , scientifici e per le notevoli varietà di habitat mediterranei, con specie animali e vegetali rare o esclusive.
E’ necessario ricordare che l’Unione Europea, già negli anni ’90, decise di intervenire con precise direttive tese a salvaguardare la biodiversità in natura, mettendo in evidenza gli stretti rapporti esistenti tra questa e le attività umane.
La biodiversità garantisce la sopravvivenza del patrimonio genetico e ne consente la naturale evoluzione.
E’ auspicabile, quindi, che nelle fasi di miglioramento del progetto venga mantenuto il giusto rapporto tra la parte naturale esistente sul promontorio e le aree da rinaturalizzare con opere di ingegneria ambientale.
Per questo è condivisibile la proposta, avanzata dalle associazioni ambientaliste, di creare una vasta fascia “verde” che dal”glory hole” raggiunga la Torre Colombara. I sentieri “naturali” che si verrebbero a creare sarebbero di grande richiamo turistico in quanto collegati con il resto del promontorio e con l’area archeologica delle Arene Candide.