Il progetto di trasformazione urbanistica che interessa i 68.000 mq. dell’area Piaggio – per la sua posizione e le straordinarie dimensioni – rappresenta uno spazio di tale entità da configurare la necessità di una verifica archeologica. Verifica che avrebbe un grande valore per la comprensione dell’evoluzione storica, non solo di Finale Ligure, ma di tutto l’arco del “ponente ligure”.
Gli studi di Nino Lamboglia, negli anni sessanta del secolo scorso, presero in esame tutta l’area che aveva come fulcro la vicina “Pieve del Finale”, ritenendo che in quella zona fosse addirittura collocabile l’insediamento del famoso e misterioso “Pollupice”( nucleo abitato “romano”che i cittadini di Pietra Ligure sostengono fosse invece ubicato sul loro territorio).
L’affermazione clamorosa si può leggere nella relazione recentemente depositata presso gli Uffici Comunali e firmata dalla Dott.ssa Elena Dellù (Specializzata in studi storico-archeologici e collaboratrice presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria).
Il documento mette in discussione gran parte del progetto presentato in quanto vengono messi in evidenza alcuni dati, mai presi in considerazione in passato, che richiedono un nuovo e diverso approccio al progetto di trasformazione dell’area industriale.
In sostanza, attraverso una precisa analisi sulla “valutazione del rischio archeologico del territorio” la Dott.ssa Dellù fa presente come nella zona a mare dell’area Piaggio “sia adeguatamente comprovata, da una notevole massa cartografica di cui si dispone a partire dalla metà del XVII secolo, la presenza di installazioni difensive, cortine a terrapieno e bastioni (non si può escludere la presenza di un antico approdo).
Non è noto se al momento dell’installazione della fabbrica sopravvivessero ancora tali strutture, tuttavia è altamente probabile che le fondazioni esistessero ancora e che esse siano state alterate (o soltanto coperte) dalla costruzione della fabbrica. Rimane anche da considerare la possibilità che l’area in questione fosse attraversata da un tratto di viabilità antica a ridosso della costa”. Infatti è altamente probabile la presenza di un sistema viario, a ridosso della costa e nelle vicinanze di un abitato di epoca romana.
La valutazione del rischio archeologico riguarda, inoltre, la proposta progettuale dell’installazione di autorimesse interrate o parzialmente interrate, che nell’area arriveranno a interessare il sottosuolo fino a una profondità di circa tre metri dal livello di campagna, quindi in un ambito stratigrafico molto sensibile.
La Dott.ssa Dellù in conclusione ritiene possibile che la fascia a ridosso del mare presenti elementi di rischio archeologico “alto”, individuabile dove la cartografia localizza una serie di bastioni che – vista la cronologia più recente – dovrebbero essere vicini alla superficie.
Inoltre, si ritiene che anche tutta la porzione a monte dell’attuale Aurelia sia a rischio archeologico “medio-alto”, infatti sono da valutare con estrema attenzione le necessarie opere di bonifica, data la natura inquinata del terreno. Al momento non si sa a quale profondità si dovrà spingere questa delicatissima opera di bonifica, ma si ritiene che – se lo scavo dovesse eccedere gli 80 cm. di profondità – si potrebbe configurare il rischio di intaccare stratigrafie sepolte di interesse culturale.
Rimane da capire per quale motivo i progettisti di un piano urbanistico così imponente non abbiano finora valutato questi aspetti così importanti e delicati.